Compte Rendu conférence Bari
Conférence européenne de la Union de la Presse Francophone (UPF)
Assises de la section Italie UPF
Bari 28/29/30 settembre 2022
RESOCONTO
La neonata sezione italiana dell’UPF ha recentemente ricevuto il suo “battesimo” nella città di Bari, con la prima assise sul Le Sfide dell’informazione nell’Europa di oggi e di domani e le sue ricadute sul mercato locale. Di fronte alla digitalizzazione della professione e ai recenti sconvolgimenti dell’equilibrio globale, la pandemia e la guerra in Russia, la necessità di un’informazione libera e autentica e di piattaforme virtuali che supportino il vero giornalismo è più che mai urgente. L’informazione deve essere attendibile e non può essere elaborata da un algoritmo, soprattutto algoritmi nascosti in una black box, perché un giornalismo vero è alla base della tenuta della democrazia.
Lo scorso 28 settembre è iniziata una tre giorni che si è svolta nell’avveniristico edificio del Consiglio Regionale della Puglia e si è conclusa nell’elegante Palazzo Gironda, una dimora nobiliare del 600, sede oggi dell’Alliance Française, la cui storia incarna perfettamente lo spirito di questa sezione, più volte ricordata durante la presentazione dal suo Presidente, già Presidente della Stampa Estera in Francia, Alberto Toscano, cioè il voler evidenziare il rapporto speciale tra queste due nazioni e queste due lingue soeurs. Il Palazzo nel 1964 aveva già ospitato l’Associazione Culturale Italo-Francese, grazie alla generosità del prof. Alberto Milella Chartroux, e sull’architrave del suo ingresso rinascimentale leggiamo: “DUM PROBUS INSONS RECTA HUC DEVOTIOR HOSPES” (trova alloggio qui l’ospite finché è probo e senza colpe), quasi un richiamo al quel valore etico che il giornalismo sta lottando per mantenere.
Con l’organizzazione e la mediazione del Presidente e Fondatore dell’UPF-Italia, della sua Segretaria Generale, Maddalena Tulanti, della segretaria generale dell’ UPF internazionale Zara Nazarian, recentemente rieletta, e di concerto con l’ UIJPLF, la sezione dell’UPF in Val d’Aosta, nella persona del suo presidente Joseph Péaquin, sono iniziati i lavori intorno a 4 tavole rotonde che hanno toccato vari temi, dalle difficoltà dei regionalismi a sopravvivere, all’ascesa e il pericolo delle fake news, al futuro della carta stampata, della televisione e della radio vis-à-vis del grande web.
Nell’introduzione generale, Loredana Capone, presidente del Consiglio Regionale, ha ringraziato i rappresentanti delle sedi istituzionali che hanno reso possibile questa riunione: Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia che ci ha salutato in video, il sindaco di Bari Antonio Decaro, Lorena Saracino, presidente Corecom Puglia - ricordiamo che i Corecom sono diramazioni operative di Agicom - il console di Francia in Puglia Stefano Romanazzi, Maria Grazia Porcelli, vice presidente di Alliance Française e Piero Ricci, presidente Ordine dei giornalisti in Puglia.
Il Presidente A. Toscano ha poi colto l’occasione per ricordare alcuni pugliesi d’eccezione legati alla Francia come il pittore De Nittis di Barletta, lo scrittore Ricciotto Canudo di Gioia del Colle e lo stilista Ungaro di Villafanca. Presente all’apertura dei lavori anche la giornalista francese Marcelle Padovani, il cui legame con l’Italia è antico, lavorando da molti anni a Roma per il Nouvel Obs. Mentre Gabriel Nissim, presidente della Fondazione Gariwo-Foresta dei Giusti ha portato un’ospite d’eccezione, Zoja Svetova, giornalista Russa di Novaya Gazeta, che vivendo la guerra attuale in prima persona ha parlato della professione del giornalista non solo come narratore e difensore della libertà d’espressione ma come persona che s’impegna a prendersi cura di quegli esseri umani i cui diritti alla libertà sono lesi. Nissim, ha citato la legge europea sulla libertà dei media adottata questo settembre, spiegando come questa legge debba diventare un modello morale internazionale, l’Europa deve assurgere a modello, un’Europa che invece si sta disgregando di fronte alle sfide che arrivano dalla guerra in Ucraina. Solo l’Europa incarna quel concetto di libertà sconosciuto a colossi come la Cina o la Russia, dove la libertà di stampa è considerata “una fantasia borghese dell’occidente”. Come ricorda Padovani, dal 1945 sono stati uccisi più di 900 giornalisti e dallo scoppio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio 2022, almeno 32.
Il primo tema, quello delle minoranze linguistiche che tendono a scomparire ha visto Françoise Gadet, docente emerito di linguistica all’Università di Paris-Nanterre, parlare di una vera e propria guerra per imporre la propria lingua, dopo quella per le diversità fisiche e di religione.
Questa discussione, che ha avuto un moderatore d’eccezione anch’egli pugliese, l‘editore Alessandro Laterza, è avvenuta in parte in doppia lingua. I sindaci di Faeto e Celle San Vito, Michele Pavia e Palma Maria Giannini, hanno introdotto i loro discorsi in franco provenzale, spiegando come servano più finanziamenti per queste realtà linguistiche speciali. Giannini ci ricorda ancora una volta come sono interconnesse Francia e Italia attraverso la storia, infatti queste realtà esistono perché i soldati francesi della Provenza chiamati da Carlo I d’Angiò per liberare la zona dai saraceni, si stabilirono qui.
Interventi dei valdostani Enrico Martial, segretario UPF valle d’Aosta di Cristina Deffeyes, giornalista della Val d’Aosta e di Elena Landi, vice-presidente della sezione valdostana intervenuta per parlare della diversità della lingua walser in Val d’Aosta, composta in realtà da due varianti quella di Issime e quella di Gressoney.
Tore Cubeddu, fondatore di Eja tv, la prima tv in lingua sarda, ha voluto farci notare come per una lingua che conta un milione e duecento parlanti sono stanziati appena un milione di euro, mentre la BBC solo per la Scozia, che di parlanti ne avrebbe 35000, ne stanzia 10 di milioni. Le leggi 482 e 5 che regolamentano la materia, dovrebbero essere valorizzate e attuate per non rischiare di perdere queste diversità.
La media literacy rappresenta una possibile risposta, cioè l’apprendimento del digitale e dell’inglese a tutta la popolazione potrebbero sensibilizzare maggiormente il grande pubblico, per questo dovremmo prende spunto dai francesi che hanno istituito il CLEMI, un organo che si occupa d’implementare le competenze digitali di tutta la popolazione. A questo istituto si ispirano anche gli inglesi e ancor più dovrebbero farlo gli italiani. Se gli organi istituzionali hanno bisogno di tempo per regolamentare le news online, almeno per ora, i cittadini devono difendersi da soli attraverso una maggiore conoscenza, devono riconoscere le fake news da soli. In un’era in cui a scrivere sono anche i cittadini, si veda l’esperimento del The Guardian a questo proposito, la media literacy è una delle chiavi di riuscita.
Le fake news sono purtroppo un effetto secondario del pluralismo dell’informazione online, e devono essere regolamentate anche da organismi anche già esistenti, come sta cercando di fare l’Inghilterra con Ofcom, mentre in Italia potrebbe essere Agicom. Lo scrittore Pino Bruno ha moderato questa seconda sessione proprio sulle fake news, che merita un approfondimento ancora maggiore per la densità dell’argomento, una seconda assise probabilmente.
È intervenuta Fiorenza Sarzanini, vice direttrice del Corriere della Sera, ricordandoci come prima i giornalisti andavano alla fonte, mentre adesso è la fonte stessa che distorce la notizia, perché si va sempre meno sul posto e le fonti sono spesso twitter o i vari blogs, e la corsa contro il tempo, anzi contro i clic non lascia spazio spesso alle verifiche. Il Corriere è uno di quei giornali che preferisce ritardare la notizia ma verificare, dando maggiore importanza alla credibilità della testata, all’affidabilità più che alla velocità, come dovrebbe fare il giornalismo serio. Il Corriere utilizza l’accesso a pagamento, mentre altri giornali online sono gratuiti, ad esempio Firstonline e Fanpage, i cui Direttori Franco Locatelli e Francesco Cancellato, hanno parlato delle difficoltà in cui s’incorre se non si hanno finanziamenti anche per il web, come sottostare al diktat del clickbaiting e del SEO, senza dimenticare che quando si parla di finanza si rischiano anche denunce penali.
I clic non possono essere affidati ad algoritmi sconosciuti, degli organismi indipendenti devono verificare e conoscere gli algoritmi e le grandi piattaforme come Google e Facebook devono collaborare. Gli stessi verificatori di fatti non sono sempre affidabili e l’AI non può sostituire il lavoro umano di un giornalista che deve essere critico e degnamente retribuito. Le grandi piattaforme online necessitano di trasparenza, come le fonti dei giornali, perché oggi sono anch’essi editori. Un segnale positivo e incoraggiante a questo proposito è la recente approvazione del Digital Services. Nell’attesa di un finanziamento pubblico, i lettori potrebbero pagare per notizie di qualità, non un intero abbonamento magari, ma il singolo articolo ad esempio, Affinché si abbia una informazione solo di qualità, che eviti una doppia velocità d’informazione e di conseguenza di democrazia.
Presente al dibattito Gilles Gressani il fondatore e direttore della giovane rivista online di geopolitica Le Grand Continent, frutto delle nuove tecnologie. Gressani sottolinea la necessità per il giornalismo di non essere megafono e di volere invece un giornalismo di comprensione dei fatti e non sensazionalistico. Per questo, scrivendo della Russia, si sono preoccupati di investigare ad esempio sullo spin doctor (consulente d’immagine) di Putin. È stato notato come in genere le fake news aumentino del 500% proprio durante le elezioni politiche (quelle di Trump furono il primo esempio eclatante) o una guerra. Per questo devono esserci sanzioni morali nel giornalismo, come suggerisce Jean Kouchner, amministratore del consiglio di deontologia presso la scuola di giornalismo francese.
Le ultime due tavole hanno riflettuto sul futuro della carta stampata, della tv e della radio. A proposito della carta stampata e del suo declino rispetto al digitale è stato preso l’esempio del giornale Il Sole 24 ore, le cui vendite cartacee oggi sono al di sotto delle 30 mila copie al netto degli abbonamenti. Sembra incredibile ma ciò non vuol dire che il cartaceo debba per forza sparire. Annamaria Ferretti, direttore dell’edicola del Sud, giornale nato da un anno, ha parlato di una situazione migliore per la carta stampata nel locale, mentre Rosario Tornesello, Quotidiano di Puglia, ha denunciato la pirateria subita dai quotidiani, facilmente accessibili su Telegram ormai, e cita Philippe Mayer che aveva previsto la sparizione della carta stampata nel 2043. Probabilmente le due realtà alla fine coesisteranno, si arriverà ad un equilibrio probabilmente, anche se adesso attraversiamo una fase transitoria di assestamento.
Le tv comprese devono adeguarsi alla trasformazione digitale. Tra siti, blog e canali youtube le frontiere sono sempre più porose, dice Philippe Dessaint, ex direttore della rete satellitare francese TV5 che trasmette in 5 continenti. L’ultima notizia rischia di fare l’apertura, rischiando una crisi d’identità della professione. Non ci si accerta più neanche delle morti delle persone. Andando sul campo questi errori erano evitabili, ci troviamo in un flusso continuo d’informazioni e si rischia come detto prima un’informazione a due velocità che è antidemocratica, poiché sarebbe favorito il ceto medio alto della popolazione, coloro con un’istruzione e mezzi economici superiori, segnando in un certo qual modo la sconfitta della classe media.
La radio invece gode di una posizione privilegiata, un po’ come i giornali e le tv locali, che mantengono il loro pubblico di nicchia. È presente alla conferenza Salomon Malka, giornalista radio di JFM la radio ebraica francese, e il direttore della tv locale pugliese Telenorba, Enzo Magistà.
Per questo il dilemma del prigioniero, citato da Felice Blasi, vice presidente Corecom, dove la risposta più razionale non è sempre la migliore, e per cui il giornalismo sarebbe un inferno in cui la scelta ricadrebbe sempre a favore della velocità piuttosto che della qualità, non deve farci dimenticare, dice il Presidente UPF Italia verso le conclusioni, che restano vivi quelli che hanno un’anima. Il giornalismo deve perseguire e basarsi su chiarezza, competenza e indipendenza ma anche fantasia, quella che ci fa superare le sfide più difficili e di cui le macchine saranno sempre sprovviste, ciò che rende insostituibile l’essere umano in una professione come questa.
Poco prima di lasciarci, abbiamo ricevuto in video i saluti di Aurelie Filipetti, che è stata ministro della Cultura e della Comunicazione, e ricordato in video un membro d’eccezione dell’UPF che purtroppo non è più con noi, il giornalista Luciano Ceschia.
L’UPF, da quest’anno sotto la presidenza di Anne-Cécile Robert è una ONG riconosciuta tra le organizzazioni internazionali quali ONU, UNESCO, ACCT, ecc. ed è nata nel 1950 da un’iniziativa franco-canadese. Questa era la prima assise della sezione italiana, che ha riunito decine di professionisti intorno ai grandi temi della comunicazione di oggi, e che speriamo conti presto centinaia di presenze, riunendosi quanto prima per la prossima assise.
Catia Ronzoni